Piano carrè I. Pleyel 1839/40

Oggi terzo arrivo nella Sala del Cembalo di Palazzo Sforza Cesarini

Piano carrè I. Pleyel 1839/40

Prossimo arrivo: il clavicembalo copia Dulcken 1755 della collezione Romeo Ciuffa nel prossimo mese di dicembre!

Breve video con Simone Pierini alla tastiera.

Gli strumenti già in sala e la rassegna concertistica in corso:

Virginale Muselar (mother and child) secolo XVI copia Ruckers

Fortepiano Haselmann (Vienna 1800/5)

La Sala del Cembalo di Palazzo Sforza-Cesarini – I CONCERTI 2022-23

La Sala del Cembalo è un progetto di Associazione Musicale Karl Jenkins, Associazione culturale Colle Ionci, A.M.Ro.C., Associazione Mozart Italia, con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Genzano

La Sala del Cembalo è un progetto di Associazione Musicale Karl Jenkins, Associazione culturale Colle Ionci, A.M.Ro.C., Associazione Mozart Italia, con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Genzano.








I Lieder di Strauss

I Lieder di Richard Strauss e Gustav Mahler

Un Lied, scritto a sei anni, è la seconda opera di Strauss; un Lied, scritto a ottantaquattro anni, è la sua ultima opera compiuta. Nel mezzo, circa 200 Lieder parlano di un amore intenso e duraturo per questa forma d’arte, sia pure senza quella componente ossessivo-compulsiva che caratterizia la produzione di almeno tre dei suoi quattro grandi predecessori con i loro anni mirabili (Schubert, 1815; Schumann, 1840; Wolf, 1888) e la loro spasmodica ricerca di anime poetiche gemelle. Vale, a questo proposito, ciò che Stefan Zweig scrisse sull’attitudine generale di Strauss verso la propria arte: “nulla di demoniaco in lui, non conosce il raptus dell’artista, non le depressioni e le disperazioni”.

Quella somma totale (che comprende anche i Lieder giovanili, orchestrali e postumi) costituisce un corpus cospicuo sebbene  numericamente non  impressionante, vista la lunga vita creativa di Strauss. A prescindere dal recordman Schubert (600 Lieder in circa quindici anni), tutti grandi Maestri del Lied hanno composto molto di più (in questo preciso ambito) in un tempo molto più ridotto. La distribuzione dei Lieder nel tempo creativo ricorda più da vicino solo quella osservabile in Brahms: fino all’op. 56 (composta a quarantadue anni) la media di Lieder composti è infatti più o meno paragonabile a quella di Brahms fino all’op. 59 (composta a quaranta). Poi, per così dire, le loro strade si dividono, perché mentre a partire da quell’età Brahms entra nel suo mondo liederistico di “Memorie e Nostalgia” o “Rassegnazione e Serenità” (per dirla con Sams), Strauss entra nel jet-set dei grandi circuiti sinfonici e nel mondo di apparenza ed estroversione del teatro in musica, dove la riflessione liederistica non trova spazio né tempo. Il ritorno al Lied nel 1918 (numericamente l’anno più produttivo), la lunga coda di Lieder sparsi e gli ultimi grandi Lieder orchestrali permettono soprattutto a Strauss di chiudere il cerchio delle stagioni della vita viste attraverso la creazione liederistica “in tempo reale” e non solo grazie all’immaginazione creativa: sino a quel momento, i compositori avevano vissuto solo primavera (Schubert), estate (Schumann, Wolf) e autunno (Brahms), come l’Anacreonte della poesia di Goethe. Vero è anche che la collina che protegge dall’inverno quel “poeta felice” è assai più pietosa del cumulo di macerie reali e culturali che incombe sull’umiliante inverno del vecchio Strauss, con la sua imbarazzante (ma feconda) sopravvivenza a partire dal 1933. Non solo, a quel punto, il solipsismo del genio con la sua indifferenza politica si dimostrò inadeguato e tragicamente ingenuo (anche in termini strettamente personali) nel mostruoso contesto della società nazista; anche da un punto di vista musicale strauss fu, causa della sua lunga vita, il primo compositore di Lieder a dover gestire da “grande vecchio” il confronto con una modernità radicale (laddove Brahms e Wolf erano due facce della modernità rispetto ad  i manieristi che dilagavano nella loro epoca), che peraltro si esurisce molto prima della sua stessa morte (Schönberg aveva scritto i suoi ultimi lieder proprio nel 1933, prima di lasciare la Germania; Berg e Webern ancor prima). D’altra parte, il relativo diradarsi della produzione  liederistica dopo il 1905 fa sì che il Lied straussiano non segua del tutto il presunto schema sperimentalismo→reazione osservato e spesso biasimato nell’evoluzione operistica, con la virata (forse solo apparente) verso il porto sicuro di Der  Rosenkavalier dopo la rischiosa navigazione nelle acque dell’avanguardia di Salome ed Elektra (un’equazione che già Thomas Mann aveva messo in dubbio, sia pure in termini negativi). Anche a dar credito a questi luoghi comuni, lo stile liederistico sembra toccare il punto di massima evoluzione reale agli inizi del secolo (le complessità provocatorie dei Lieder del ’18  sono solo più concentrate ed esasperate), ma il tratto di moderata modernità non viene mai rinnegato e continua come sempre a convivere con una forte componente di tradizionalismo e con la concezione borghese del Lied come forma di alto intrattenimento per cantanti e pubblico.

Una definizione generale del Lied straussiano è assai ardua, viste le premesse e considerando il lungo periodo di riferimento: 1871-1948 (ovvero dalla nascita del primo Reich tedesco alla divisione post-bellica del terzo Reich in due Germanie). […] Ciò significa che i primi Lieder pubblicati sono precedenti alla Serenata di Brahms e a Otello di Verdi e che gli ultimi Lieder sono successivi alla Seconda Sonata di Pierre Boulez, il che rende chiaramente impossibile creare una “stringa critica” che si adatti all’intero lasso di tempo coinvolto.
Erik Battaglia
I Lieder di Richard Strauss (pp. 1,2)
Analogon Edizioni

 

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I Lieder di Richard Strauss e Gustav Mahler

Domenica 12 febbraio 2023 ore 11:15
I Lieder di Richard Strauss e Gustav Mahler
Gianandrea Navacchia  baritono
Marco Santià   pianoforte

Casa delle Culture e della Musica
Auditorium “Romina Trenta”
Piazza Trento e Trieste
Velletri
Ingresso ad offerta libera
Prenotazione
tel. 3711508883
colleionci@gmail.com
.
Associazione Culturale Colle Ionci
A.M.K.J.
FondArc

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I Lieder di Mahler

I Lieder di Richard Strauss e Gustav Mahler

I Lieder di Mahler sono tra le opere favorite degli appassionati di musica, anche di molti che hanno poca dimestichezza con la forma e la storia del lied tedesco. Ciò avviene principalmente perché questa produzione cosi eccentrica nelle forme e nella scelta dei testi è assurta a simbolo di se stessa, e come tale viene venerata (e, in alcuni casi, anche biasimata). Le immagini così forti che essi evocano; i timbri così appariscenti; i contrasti tra caos militare-popolareggiante dei canti del Wunderhorn e il rarefatto estetismo dei Lieder di Rückert o l’orientalismo quasi iperrealista del Canto della Terra; le pagine di diario amoroso, delusione e confessione, dai Lieder eines fahrenden Gesellen a Liebst dum un Schönheit; l’esorcizzare e chiamare la morte, amara e spietata, ma infine accettata, nella crudeltà del mondo e nella sua bellezza, dai Kindertotenlieder all’Abschied. Tutto questo, e molto altro, compreso il grande colpo di spugna che Mahler opera rispetto alla tradizione dì poesia per musica fino a quel momento dominante nel repertorio liederistico (vedi Wolf) fa sì che molto di rado i Lieder siano giudicati per quello che sono — appunto, canzoni per voce e pianoforte o voce e orchestra — ma per quello che rappresentano nel variopinto mondo delle emozioni. Si idolatra la musica, certo, ma in particolare è il testo dei Lieder, o meglio ancora il suo contenuto in termini di immagini verbali e sentimenti  primari (e dunque il suo pre-testo musicale), a costituire il senso di questa grande fascinazione. Salvo rari casi (Adorno, Mitchell, Kennedy), anche la musicologia ha contribuito a questa disgiunzione dell’opera dalla propria fisicità a un perenne stato dì idealismo metafisico, dove soldati, disertori, ombre cinesi e bambini morti  o moribondi si aggirano,  a prescindere dalla musica in quanto tale, come in un trionfo di incisioni rinascimentali, spesso mediate, nei giorni nostri, dalla facilità di reperire e scaricare splendide incisioni discografiche a costo zero (e per questo livellate con registrazioni dal valore nullo), con tanto di like a rischio zero e competenza sotto zero come risultato ultimo.
In questo senso, i Lieder di Mahler non sono del tutto soli come invece molti dei personaggi che li popolano. Essi condividono questo destino di banalizzato simbolo permanente della condizione umana con altre opere del repertorio liederistico: Winterreise di Schubert, i Vier letzte Lieder di Strauss. Opere che vengono appunto riverite più in termini spirituali che estetici, più leader che Lieder nel percorso accidentato della comprensione e fruizione artistica. Naturalmente, v’è un motivo per questo approccio. La profondità delle emozioni che il testo propone e che la musica accoglie va oltre persino la maestria della realizzazione musicale stessa.
O meglio, il compositore sembra incarnare una sorta di medium tra quelle profondità e l’empatia che esse suscitano nell’ascoltatore, la loro capacità di vivere o rivivere quelle emozioni ancestrali di cui il testo dà conto e la musica esalta, o di anelare ad esse. Miti come quello di Kathleen Ferrier che non poteva finire di cantare l’Abschied del Canto della Terra senza scoppiare a piangere (cfr. Bruno Walter), video quasi medianici come quelli di uno ieratico Glen Gould che dirige  Ulricht con Mauree Forrester o, più rilassato, canta la Predica di Sant’Antonio agli elefanti dello zoo di Toronto, colonne sonore di film (il Canto di mezzanotte della Terza in Morte a Venezia di Visconti – non c’è solo l’Adagietto!): tutto questo non fa che rafforzare la loro poteza simbolica ma indebolisce nel contempo l’autonomia musico-verbale dei Lieder, che è poi l’unica cosa che conta nel mondo della musica, che è l’analogon di quello che delle emozioni ma ha pur sempre una sua unicità semantica, a differenza della Babele periferica del mondo della musicologia.

Erik Battaglia
I Lieder di Gustav Mahler (Premessa)
Analogon Edizioni

 

 

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I Lieder di Richard Strauss e Gustav Mahler

Domenica 12 febbraio 2023 ore 11:15
I Lieder di Richard Strauss e Gustav Mahler
Gianandrea Navacchia  baritono
Marco Santià   pianoforte

Casa delle Culture e della Musica
Auditorium “Romina Trenta”
Piazza Trento e Trieste
Velletri
Ingresso ad offerta libera
Prenotazione
tel. 3711508883
colleionci@gmail.com
.
Associazione Culturale Colle Ionci
A.M.K.J.
FondArc

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Virginale Muselar (mother and child) secolo XVI copia Ruckers

Oggi secondo arrivo nella Sala del Cembalo di Palazzo Sforza Cesarini

Virginale Muselar (mother and child) secolo XVI copia Ruckers.

Altri arrivi nei prossimi giorni e nelle prossime settimane!

Breve video con Simone Pierini alla tastiera e Romeo Ciuffa che illustra lo strumento.

Strumento già in sala e la rassegna concertistica in corso:

Fortepiano Haselmann (Vienna 1800/5)

La Sala del Cembalo di Palazzo Sforza-Cesarini – I CONCERTI 2022-23

La Sala del Cembalo è un progetto di Associazione Musicale Karl Jenkins, Associazione culturale Colle Ionci, A.M.Ro.C., Associazione Mozart Italia, con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Genzano

La Sala del Cembalo è un progetto di Associazione Musicale Karl Jenkins, Associazione culturale Colle Ionci, A.M.Ro.C., Associazione Mozart Italia, con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Genzano.

 

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