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La più giovane partecipante stupisce il pubblico dell’Auditorium di Velletri, di Nick da Rocca

La più giovane partecipante stupisce il pubblico dell’Auditorium di Velletri

Un bel successo personale ha colto la pianista bresciana Ilaria Cavalleri, finora “la più giovane partecipante alla rassegna Il ‘suono’ di Liszt a Villa d’Este, se si eccettua il concerto – però fuori calendario – in cui si era esibito alcuni anni fa un giovanissimo pianista di soli 11 anni a rappresentare il piccolo Liszt”. Così la presentava al pubblico il direttore artistico di questa Rassegna su pianoforte d’epoca, dove negli anni si sono esibiti pianisti di livello internazionale e di grande esperienza come, tra gli altri, il M° Maurizio Baglini, che è attualmente insegnante della Cavalleri assieme al M° Davide Cabassi.

Domenica 16 Aprile mattina, nel quinto di questi “concerti aperitivo” che si tengono nell’Auditorium Romina Trenta organizzati dall’Associazione Colle Ionci, la giovane pianista ha eseguito un programma che stupiva i presenti per l’ampiezza e la difficoltà: una prima parte con ben due Sonate di Beethoven, op.31 n.3 detta “La caccia” e op.109, eseguite senza intervallo, e poi una seconda parte con due Scherzi di Chopin, il n.1 e il n.2 op.31, che è sicuramente il più famoso.
Questa ragazza, dall’aspetto ancora più giovane dei suoi ventun anni e mezzo, ha affrontato l’impegnativo programma con bella sicurezza, sia per la Sonata op.31 n.3, espressione del secondo stile di Beethoven, quello eroico, sia per la successiva op.109, espressione invece del suo terzo stile, quello in cui Beethoven raggiunge una grande spiritualità, e quindi prevede momenti forti ma anche una estrema delicatezza, come nel terzo e ultimo movimento Andante molto cantabile ed espressivo che lo stesso Beethoven prescrive di eseguire “pieno di canto e con il più intimo sentimento”. Una nota particolare è che la Cavalleri li ha eseguiti su un pianoforte Erard dell’800 – non proprio usuale per i pianisti di oggi – ma anche alla presenza simbolica dell’autore, rappresentato da un suo “ritratto in 3D”: un’antica maschera di gesso di un Beethoven quarantaduenne, al tempo della Sinfonia n.8, come ci teneva a specificare il direttore artistico, che l’aveva esposta per ricollegarsi idealmente alle celebrazioni beethoveniane da poco concluse.

Nella seconda parte di questo concerto, intitolato giustamente “L’evoluzione della forma da Beethoven a Chopin”, toccava dunque al grande autore polacco. Ilaria Cavalleri dava anche qui una convincente prova di espressività e di aderenza alle intenzioni dell’autore, che in questi Scherzi ha impresso la drammaticità di particolari momenti della sua vita.

Alla fine del concerto il pubblico tributava forti e lunghi applausi a questa giovane e brava artista, cui auguriamo sempre maggiori successi in una carriera già iniziata alla grande.

     Nick da Rocca

http://www.associazionecolleionci.eu/lang/it/13127/

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Les filles de Cadix di Alfred de Musset (trad. di Sergio Baldelli)

Alfred de Musset (1810-1857)

Les filles de Cadix

Nous venions de voir le taureau,
Trois garçons, trois fillettes.
Sur la pelouse il faisait beau,
Et nous dansions un boléro
Au son des castagnettes :
« Dites-moi, voisin,
Si j’ai bonne mine,
Et si ma basquine
Va bien, ce matin.
Vous me trouvez la taille fine ?…
Ah ! ah !
Les filles de Cadix aiment assez cela. »

Et nous dansions un boléro
Un soir, c’était dimanche.
Vers nous s’en vint un hidalgo
Cousu d’or, la plume au chapeau,
Et le poing sur la hanche :
« Si tu veux de moi,
Brune au doux sourire,
Tu n’as qu’à le dire,
Cet or est à toi.
– Passez votre chemin, beau sire…
Ah ! Ah !
Les filles de Cadix n’entendent pas cela. »

Le ragazze di Cadice

In tre ragazzi e tre ragazze
Eravamo stati a vedere il toro.
Era bel tempo e sul prato
Al suono delle nacchere
Ballavamo il bolero:
«Ditemi, vicino,
Se ho un bel viso
E se la mia baschina
Mi sta bene questa mattina.
La mia vita vi sembra fina?..
Ah! Ah!
Questo piace molto alle ragazze di Cadice.»

E una domenica sera,
Mentre ballavamo il bolero,
S’avvicinò un hidalgo
Trapunto d’oro, con la piuma sul cappello
E il pugno sul fianco:
«Se mi vuoi,
Brunetta dal dolce sorriso,
Basta che tu lo dica,
Quest’oro è per te.»
«Andate per la vostra strada, bel signore…»
«Ah! Ah!
Questo non piace alle ragazze di Cadice.»

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

 

Aimez‑moi di Louis Edmond Pomey (trad. di Sergio Baldelli)

Louis Edmond Pomey (1831-1901)

Aimez‑moi

 En regardant ce front plein de candeur
Et vos doux yeux qui me pénètrent l’âme,
J’ai de l’amour senti naître la flamme
Et j’ai perdu tout pouvoir sur mon cœur.

Lorsque j’admire, charmé, tant de vertus
Que chaque jour je vois en vous paraître,
Mon cœur à vous se donne et tout mon être,
Il est à vous, il ne m’appartient plus.

Aimez-moi donc, o mon suprême bien,
En tous lieux permettez-moi de vous suivre,
Vôtre à jamais, sans vous je ne puis vivre
Ni loin de vous, cela je le sens bien.

Amatemi

Guardando questa fronte piena di candore
E i vostri occhi che penetrano l’anima,
Ho sentito nascere la fiamma dell’amore
Ed ho perso tutto il dominio del mio cuore.

Quando, incantato, ammiro tanta virtù
Che ogni giorno vedo apparire in voi,
Il mio cuore si dà a voi e tutto il mio essere
È vostro, non m’appartiene più.

Amatemi dunque, o mio bene supremo,
Permettetemi di seguirvi in ogni luogo,
Vostro per sempre, sento proprio che non posso vivere
Senza di voi né lontano da voi.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

 

 

Havanaise di Louis Edmond Pomey (trad. di Sergio Baldelli)

Louis Edmond Pomey (1831-1901)

Havanaise

Sur la rive le flot d’argent
En chantant brise mollement,
Et des eaux avec le ciel pur
Au lointain se confond l’azur.
Quel doux hymne la mer soupire !
Viens c’est nous que sa voix attire,
Sois, ô belle! moins rebelle,
Sois, ô belle! moins cruelle,
Ah! Ah! A ses chants laisse-toi charmer !
Viens, c’est là que l’on sait aimer.
O ma belle, la mer t’appelle.
A ses chants laisse-toi charmer,
C’est en mer que l’on sait aimer,
Oui c’est là que l’on sait aimer !

Avanese

Sulla riva i flutti d’argento
Si frangono mollemente,
E in lontananza l’azzurro delle acque
Si confonde col cielo puro.
Che dolce inno il mare sospira!
Vieni, siamo noi che la voce attira;
Sii, o bella, meno ribelle,
Sii, o bella, meno crudele,
Ah! Lasciati ammaliare dal suo canto!
Vieni, è là che si sa amare.
O mia bella, il mare ti chiama.
Lasciati ammaliare dal suo canto,
E nel mare che si sa amare,
Sì, è là che si sa amare!

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

Madrid di Alfred de Musset (trad. di Sergio Baldelli)

Alfred de Musset (1810-1857)

Madrid

Madrid, princesse des Espagnes,
Il court par tes mille campagnes
Bien des yeux bleus, bien des yeux noirs.
La blanche ville aux sérénades,
Il passe par tes promenades
Bien des petits pieds tous les soirs.

Madrid, quand tes taureaux bondissent,
Bien des mains blanches applaudissent,
Bien des écharpes sont en jeux.
Par tes belles nuits étoilées,
Bien des señoras long voilées
Descendent tes escaliers bleus.

Madrid, Madrid, moi, je me raille
De tes dames à fine taille
Qui chaussent l’escarpin étroit;
Car j’en sais une par le monde
Que jamais ni brune ni blonde
N’ont valu le bout de son doigt !

Car c’est ma princesse andalouse,
Mon amoureuse, ma jalouse !
Ma belle veuve au long réseau !
C’est un vrai démon, c’est un ange !
Elle est jaune, comme une orange,
Elle est vive comme l’oiseau !

Or, si d’aventure on s’enquête
Qui m’a valu telle conquête,
C’est l’allure de mon cheval,
Un compliment sur sa mantille
Puis des bonbons à la vanille
Par un beau soir de carnaval.

Madrid

O Madrid, principessa della Spagna,
Quanti occhi azzurri e quanti occhi neri
Vanno per la tua infinita campagna.
Bianca città piena di serenate,
Quanti piedini passano ogni sera
Nelle tue passeggiate.

O Madrid, allorché i tuoi tori balzano,
Quante candide mani applaudiscono,
E quante sciarpe sventolano.
Nelle tue belle nottate stellate,
Quante señoras dai lunghi velami
Discendono le tue azzurre scalinate.

Madrid, io me ne rido
Delle tue dame dalla vita snella
Che calzano minuscole scarpine;
Perché ne conosco una
Che non c’è al mondo né bionda né bruna
Che valga la punta di un suo ditino!

Perché è la mia principessa andalusa,
La mia innamorata, la mia gelosa!
La bella vedova in lunga veletta!
È un vero diavolo seppure un angelo!
Gialla come un’arancia,
Gaia come un uccello!

Orbene, se per caso ci si chiede
A cosa debbo una tale conquista:
È all’andatura del mio buon destriero,
A un complimento sulla sua mantiglia
Ed alle caramelle alla vaniglia
In una serata di carnevale.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

 

Caña española di Xavier de Maistre (trad. di Sergio Baldelli)

Xavier de Maistre (1763-1852)

Caña española

Si de tu ausencia no muero,
Y con ella he de morir,
Digan que soy en el mundo
La mujer más infeliz.
Si de tu ausencia no muero,
Y con ella he de morir, ¡Ay!

Una palabra me diste,
La que no me cumplirás,
Más yo cumpliré la mía
De no olvidarte jamás.
Una palabra me distes
La que no me cumplirás. ¡Ay!

Caña1 spagnola

Se non muoio per la tua assenza,
E con essa devo morire,
Dicano che sono al mondo
La donna più infelice.
Se non muoio per la tua assenza,
E con essa devo morire, ahi!

Mi facesti una promessa,
Che non manterrai,
Ma io manterrò la mia
Di non dimenticarti mai.
Mi facesti una promessa,
Che non manterrai, ahi!

1  Canto flamenco.

 

.SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

Haï luli! di Xavier de Maistre (trad. di Sergio Baldelli)

Xavier de Maistre (1763-1852)

Haï luli!

Je suis triste, je mʹinquiète,
je ne sais plus que devenir.
Mon bon ami devait venir,
et je lʹattends ici seulette.
Haï luli ! Haï luli !
Où donc peut être mon ami ?

Je mʹassieds pour filer ma laine,
le fil se casse dans ma main…
Allons, je filerai demain ;
aujour-dʹhui je suis trop en peine !
Haï luli ! Haï luli !
Quʹil fait triste sans son ami !

Ah ! s’il est vrai qu’il soit volage,
sʹil doit un jour mʹabandonner,
le village nʹa quʹà brûler,
et moi-même avec le village !
Haï luli ! Haï luli !
A quoi bon vivre sans ami ?

Ahi lulì!

Son triste e preoccupata,
E non so più che fare.
L’amico mio caro doveva venire,
ma tutta sola lo sto aspettando qui.
Ahi lulì! Ahi lulì!
Ma dove può esser l’amico mio?

Mi siedo a filare la lana,
il filo mi si spezza in mano…
Via, filerò domani;
oggi son troppo in pena!
Ahi lulì! Ahi lulì!
Com’è triste se l’amico non è qui!

Ah! se fosse vero che è infedele,
se un giorno dovesse abbandonarmi,
che bruci il villaggio
insieme a me!
Ahi lulì! Ahi lulì!
A che pro vivere senza l’amico?

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

La Bayadère di Nicholas Charles Bochsa (trad. di Sergio Baldelli)

Nicholas Charles Bochsa (1789-1856)

La Bayadère

Je suis la bayadère
Dont le gai tambourin
Et la danse légère
Bannissent le chagrin.

Enfant des bords du Gange
Le plaisir est ma loi ;
Venez, et qu’on se range
En cercle autour de moi.

Je suis la bayadère
Dont le gai tambourin
Et la danse légère
Bannissent le chagrin

La baiadera

Io son la baiadera
Con il tamburello
E con la mia danza leggera
Scaccio la tristezza.

Nata sulle rive del Gange
La mia legge è il piacere;
Avanti, mettetevi in cerchio
Intorno a me.

Io son la baiadera
Con il tamburello
E con la mia danza leggera
Scaccio la tristezza.

 

.SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

La voix qui dit: je t’aime di Sylvain Blot (trad. di Sergio Baldelli)

Sylvain Blot (1794-1865)

La voix qui dit : je t’aime

Petits rossignols n’ayez peur
Rassemblez-vous sous ma fenêtre :
Dans vos chants je crois reconnaître
La voix qui parlait à mon cœur ;
Abusez-moi toujours de même,
Chantez l’amour, suivez ses lois !
Ah rien n’est doux comme la voix
Qui dit : je t’aime.

Mais l’aquilon de tous cotés
Souffle en grondant sur ce rivage,
Pour éviter un temps d’orage
Eh quoi ? déjà vous me quittez !
Ingrats, je reviens à moi-même
Ah rien au monde, je le vois,
N’est passager comme la voix
Qui dit : je t’aime.

La voce che dice: «Ti amo»

Piccoli usignoli non abbiate paura
Venite sotto la mia finestra:
Nei vostri canti credo riconoscere
La voce che parlava al mio cuore;
Illudetemi come sempre,
Cantate l’amore, seguite le sue leggi!
Ah, nulla è dolce come la voce
Che dice: «Ti amo».

Ma da ogni lato l’aquilone
Soffia rumoreggiando su questa riva
Per evitare un temporale.
Come? Mi lasciate di già!
Ingrati, ritornando in me,
Vedo che al mondo non c’è nulla, ahimè,
Fuggevole come la voce
Che dice: «Ti amo».

 

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

Sevillanas del siglo XVIII di Federico García Lorca (trad. di Sergio Baldelli)

Federico García Lorca (1898-1936)

Canciones populares españolas

Sevillanas del siglo XVIII

¡Viva Sevilla!
llevan las sevillanas
en la mantilla
un letrero que dice:
¡viva Sevilla!

¡Viva Triana!
¡vivan los trianeros,
los de Triana!
¡vivan los sevillanos
y sevillanas!

Lo traigo andado,
la Macarena y todo
lo traigo andado.

Lo traigo andado,
cara como la tuya
no la he encontrado
la Macarena y todo
lo traigo andado.

Qué bien pareces
ay río de Sevilla
lleno de velas blancas
y ramas verdes.

Sivigliane del XVIII secolo
(trad. di Sergio Baldelli)

Viva Siviglia!
Le sivigliane portano
sulla mantiglia
un’insegna che dice:
viva Siviglia!

Viva Siviglia!
Viva i trianeri,
quelli di Triana!
Viva i sivigliani
e le sivigliane!

Ho visitato tutto;
La Macarena[1] e tutto
ho visitato.

Ho visitato tutto
una faccia come la tua
non l’ho trovata.
La Macarena e tutto
ho visitato.

Oh come sei bello
fiume di Siviglia
pieno di vele bianche
e rami verdi.


[1]   Macarena si riferisce alla Basilica della Macarena in Siviglia.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

 

En el café de Chinitas di Federico García Lorca (trad. di Sergio Baldelli)

Federico García Lorca (1898-1936)

Canciones populares españolas

En el café de Chinitas

En el café de Chinitas
dijo Paquiro a su hermano:
“soy más valiente que tú,
más torero y más gitano”.

En el café de Chinitas
dijo Paquiro a Frascuelo:
“soy más valiente que tú,
más gitano y más torero”.

Sacó Paquiro el reló
y dijo de esta manera:
“este toro ha de morir
antes de las cuatro y media”.

Al dar las cuatro y media
se salieron del café
y era Paquiro en la calle
un torero de cartel.

Nel caffè di Chinitas[1]
(trad. di Sergio Baldelli)

Nel caffè di Chinitas
Pachiro disse a suo fratello:
«son più bravo di te,
più torero e più gitano»,

Nel caffè di Chinitas
disse Pachiro a Frascuelo:
«son più bravo di te,
più torero e più gitano».

Pachiro tirò fuori l’orologio
e disse così:
«questo toro morirà
prima delle quattro e mezza.

Quando suonaron le quattro e mezza
uscirono dal caffè
e nella strada Pachiro
era un torero famoso.


[1]   Il Café de Chinitas era un locale di Malaga rinomato per i suoi spettacoli di flamenco e frequentato da artisti come García Lorca, Salvador Dalí, Vicente Aleixandre, Picasso, ecc.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

 

Anda jaleodi di Federico García Lorca (trad. di Sergio Baldelli)

Federico García Lorca (1898-1936)

Canciones populares españolas

Anda jaleo

Yo me subí a un pino verde
por ver si la divisaba,
y sólo divisé el polvo
del coche que la llevaba.

Anda jaleo, jaleo;
ya se acabó el alboroto
y ahora empieza el tiroteo.

No salgas, paloma, al campo,
mira que soy cazador,
y si te tiro y te mato
para mi será el dolor,
para mi será el quebranto.

Anda jaleo, jaleo;
ya se acabó el alboroto
y ahora empieza el tiroteo.

En la calle de los muros
mataron a una paloma.
Yo cortaré con mis manos
las flores de su corona.

Anda jaleo, jaleo;
ya se acabó el alboroto
y ahora empieza el tiroteo.

Forza col ballo[1]
(trad. di Sergio Baldelli)

Mi arrampicai su un pino verde
per vedere se l’avvistavo,
ma vidi solo la polvere
dell’auto che la portava via.

Forza col ballo, col ballo;
è finita la cagnara
ed ora comincia la sparatoria.

Colomba, non andare in campagna,
guarda che sono un cacciatore,
e se ti sparo e t’ammazzo
per me sarà il dolore,
per me sarà il tormento.

Forza col ballo, col ballo;
è finita la cagnara
ed ora comincia la sparatoria.

Nella strada dei muri
hanno ammazzato una colomba.
Taglierò con le mie mani
i fiori della sua corona.

Forza col ballo, col ballo;
è finita la cagnara
ed ora comincia la sparatoria.


[1]   Jaleo ha più sensi: ballo popolare andaluso ma anche subbuglio, confusione, cagnara, ecc.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

 

Nana de Sevilla di Federico García Lorca (trad. di Sergio Baldelli)

Federico García Lorca (1898-1936)

Canciones populares españolas

Nana de Sevilla

Este galapaguito
no tiene mare;
lo parió una gitana,
lo echó a la calle.
No tiene mare, sí;
no tiene mare, no:
no tiene mare,
lo echó a la calle.

Este niño chiquito
no tiene cuna;
su padre es carpintero
y le hará una.

Ninnananna di Siviglia
(trad. di Sergio Baldelli)

Questo tartarughino
non ha la mamma;
lo partorì una gitana,
lo buttò in strada.
Non ha la mamma, sì;
non ha la mamma, no:
non ha la mamma,
lo buttò in strada.

Questo bimbo piccino
non ha culla;
il suo babbo è falegname
e gliene farà una.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

San Antón lo bendiga di José Iglesias de la Casa (trad. di Sergio Baldelli)

José Iglesias de la Casa (1748-1791)

San Antón lo bendiga

Aquel que atención
Me dé a lo que diga,
Ay, San Anton,
San Anton lo bendiga.

Santucho piadoso
Que osa regalarse,
Por mortificarse
Con vino precioso
De cuerpo monstruoso
E hinchada barriga.
Ay, San Anton
San Anton lo bendiga.

Si muestra la frente
Armada un marido,
Que en valor ha sido
Cual toro valiente,
Y de asta luciente
Se adorna y loriga.
Ay, San Anton
San Anton lo bendiga.

Sant’Antonio lo benedica

Chi dà ascolto
A ciò ch’io dica
Oh, Sant’Antonio,
Che Sant’Antonio lo benedica.

Santerello pietoso
Che osa trattarsi bene,
Per mortificarsi
Con vino pregiato
Di corpo mostruoso
E pancia rigonfia.
Oh, Sant’Antonio,
Che Sant’Antonio lo benedica.

Se un marito
Mostra la fronte armata,
Che è stato bravo
Come un toro valoroso,
E si adorna di corazza
Ed asta splendente.
Oh, Sant’Antonio,
Che Sant’Antonio lo benedica.

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica

Llévame a Zurguén di José Iglesias de la Casa (trad. di Sergio Baldelli)

José Iglesias de la Casa (1748-1791)

 Llévame a Zurguén

Llévame a Zurguén
Do está quién yo quiero
¡anda acá!

Llévame, llévame carretero.
De mi bien ausente
Muero en esta aldea,
Quien no me lo crea,
La llaga reciente,
Sienta que otra siente
Y muera cual muero.

Gloria del Zurguén
Es mi zagalejo,
Su gala y despejo,
Su hechizo y desdén,
Es el querer bien
Imán verdadero.

Llévame a  Zurguén….

Portami a Zurguén

Portami a Zurguén
Dove sta il mio amore
Suvvia, vien qui!

Portami, portami carrettiere.
Lontano dal mio bene
Muoio in questo villaggio,
A chi non mi crede,
Cresca la piaga,
Che senta quel che un’altra sente
E muoia come me.

La gloria di Zurguén
È la mia sottana,
Il suo sfarzo e dissolutezza,
Il suo incantesimo e disprezzo,
Voler bene
È il fascino vero.

Portami a Zurguén…

SOUVENIRS DE ESPAÑA – Cristina Bayón soprano e Jesús Pineda chitarra romantica