A capo scoperto, di Maria Lanciotti – Edizioni Controluce

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A capo scoperto di Maria Lanciotti, Edizioni Controluce 2018 – Seconda Edizione

(Prima Edizione: L’Almanaccone impertinente Labos Editrice 2017)

Avevo sette anni quando nel ’49 uscì il film di Augusto Genina Cielo sulla palude su Maria Goretti. Quando arrivò a Ciampino le borgate che stavano allora sorgendo nella piana dei Castelli si svuotarono e tutti ci ritrovammo a vedere il film al Central Cine detto ‘il pidocchietto’. E fu un pianto generale.

Andavo a scuola dalle suore Clarettiane – dell’Ordine Sant’Antonio Maria Claret – che nelle processioni mi vestivano sempre da angioletto. E dopo la canonizzazione di Maria Goretti, in occasione del Giubileo del 1950, presero a tormentarci, a noi bambine, con la ‘verginità’ e la gloria del martirio. Madre Rosa mi ripeteva spesso che già mi vedeva stampata sui santini.

Da qui parte la mia piccola ricerca per rimettere insieme i pezzi di una storia di ‘redenzione’ al contrario, avvenuta dopo decenni di logorante conflitto tra religione e religiosità. (Nota dell’autrice)

A capo scoperto di Maria Lanciotti, Edizioni Controluce 2018 Collana: Narrazione Autobiografica € 8,00 isbn 9788895736648 e-book NO

“Ricominciare da qui” di Maria Lanciotti

Ancora in cammino con Maria Lanciotti

“Ricominciare da qui”

 

Titolo programmatico per l’ultima raccolta poetica di Maria Lanciotti,e ciò non stupisce ma conferma lo sguardo lungo di questa autrice instancabile che riesce ad abbracciare in ogni sua opera, in prosa e in poesia, tutti i tempi dell’esistenza oscillando in un “continuo bilancio” che la vede rimettersi costantemente in gioco e in discussione.

“Ricominciare da qui” Edizioni Controluce 2011, con la nota introduttiva di Rodolfo Carelli – Premio Viareggio Opera Prima 1974, fondatore dell’ultratrentennale Premio di Poesia Circe Sabaudia – è una raccolta che, come le precedenti, pur presentando una sua unitarietà, è ripartita in cinque sezioni che ne definiscono il dettato poetico a più direttrici: riflessioni e ipotesi metafisiche, l’intimismo e il verso breve, le ballate e la cosiddetta poesia civile, rendono nell’insieme il battito di una contemporaneità in travaglio in cerca di possibili orizzonti.

Stile come sempre serrato e incisivo, ma anche indulgente al flusso emozionale della memoria e del desiderio, finemente ironico nei toni dell’invettiva, crudo e realista nel tratteggiare una quotidianità che sembra non offrire prospettive. Eppure la Lanciotti insiste, come in tutte le sue opere, a imprimere una sospensione che tende a nuove congetture, tutte forse da inventare, o da intuire, sicuramente da vagliare ed eventualmente da perseguire. Perché, è chiaro, essa non rinuncia ad essere testimone partecipe del suo tempo: “Ricominciare da qui,/ dal lembo di prato/ fra dune di rifiuti,/ dal fiore di malva/ e dal cardo./ Ricominciare da qui/ a ricercare parole/ per dire della vita trascorsa/ e che scorre,/ l’incerto avvenire”.